di Massimo Costante
L’universo della narrativa fantastica è spesso un viaggio nell’ignoto, una sfida ai confini della realtà quotidiana. In questa avventura letteraria, Thomas Owen si erge come un maestro nel rovesciare l’ordine dei valori universali, portando i lettori a esplorare l’oscura bellezza che si cela dietro il disagio e il terrore, nel suo nuovo capolavoro “Pietà per le ombre“.
La raccolta, che vede la luce grazie all’impegno di Agenzia Alcatraz, è un viaggio attraverso quindici racconti scritti da Owen negli anni Cinquanta e Sessanta. In contrasto con le opere precedenti dell’autore, come quelle presenti in “La cantina dei rospi” e in parte in “Cerimoniale notturno” entrambi recensiti sulle nostre pagine, “Pietà per le ombre” si distingue per la sua approccio meno concentrato sull’orrore e più incentrato sull’inquietudine.
Thomas Owen, con il suo talento ineguagliabile, riesce a trasformare le cose più ordinarie in manifestazioni del mostruoso. La sua scrittura ha la capacità di condurre i lettori attraverso il fantastico senza che se ne rendano conto, immergendoli nel cuore stesso di mondi inesplorati.
Il critico Alain Dorémieux sottolinea che Owen, in questi racconti, sperimenta un’elegante nonchalance nell’esplorare l’angoscia. Le sue narrazioni sono passeggiate sottili nel regno dell’inquietudine, dove la sensazione di disagio è suggerita più che esposta, tutto avviene in sordina e con un ambiguo understatement.
“Pietà per le ombre” è una testimonianza della maestria di Thomas Owen nel creare atmosfere in cui la normalità si fonde con l’oscuro. La prefazione di Anna Paola Soncini Fratta anticipa il viaggio, mentre in appendice troviamo un’intervista condotta nel 1983, che aggiunge ulteriore profondità alla comprensione dell’artista dietro queste opere.
Tradotta da Camilla Scarpa, questa raccolta è destinata a diventare un classico per gli amanti del fantastico. “Pietà per le ombre” è ora disponibile sullo store ufficiale e su Amazon, pronto a trasportare i lettori attraverso l’iridescente velo tra l’ordinario e l’oscuro.