di Massimo Costante
Alla fine del viaggio intrapreso nelle pagine di Mr. Crowley. Le Cronache di Cefalù, che trovate recensito su queste pagine, abbiamo intervistato il suo autore.
Aldo Luigi Mancusi, classe 1975, ha svolto il ruolo di giornalista e blogger per molti anni, assumendo per oltre dieci anni la posizione di direttore responsabile presso la storica rivista “Metal Shock”. Attualmente, è conosciuto come la voce e l’immagine del popolare canale YouTube “Libri di sangue”, dove tratta argomenti di cultura letteraria e attualità con un ampio seguito di spettatori. Mancusi è stato anche l’allievo finale di uno dei trentasei kabbalisti più rinomati al mondo, Arie Ben Nun. Oltre a queste attività, è anche un autore di successo, collaborando con Ensemble per il romanzo “Edgar Allan Poe: L’ultimo incubo” pubblicato nel 2022. Inoltre, ha pubblicato diverse raccolte poetiche, tra cui “Urizen: Il cammino dell’immortale” e “Olam Hatohu: Memorie di un suicida” che abbiamo anche recensito, entrambe nel 2023.
L’intervista
Chi sono gli autori in particolare oppure i testi che ti hanno ispirato per la stesura del romanzo?
Ma guarda io per la stesura del romanzo mi sono basato sui fatti. Ho studiato i fatti dall’inizio alla fine e ho costruito la fiction sui fatti reali, ho romanzato una storia vera. Anche per quanto riguarda quello che chiameremo il super colpo di scena (che non facciamo spoiler), mi sono basato su scritti di Crowley, non entro in dettaglio, ma tutto nel romanzo ha sempre un fondo di verità.
C’è tanta farina del mio sacco, ma fino a un certo punto. Io ho preso i pezzettini di un mosaico e li ho montati.
Potresti anticipare quella che è la struttura narrativa di Mr. Crowley?
Mr. Crowley si svolge in due periodi temporali.
Uno che è intorno agli anni 20, non voglio scendere in dettaglio di proposito. Uno che è nei giorni nostri, 2023-2024, cioè oggi, ed è diviso in due grandi parti. Una parte storica è una parte che rilegge la storia per oggi, in cui il protagonista è sempre solo lo stesso.
Non è un romanzo corale, però ha degli elementi di coralità. È un open world, ma anche non è un open world. Fondamentalmente è un’indagine fuori dai canoni della comune indagine, dove c’è molto dell’Auguste Dupin di Edgar Allan Poe, nel senso della mentalità investigativa, ma c’è anche molto del thriller, del noir, del mistero.
Diciamo che è un’analisi di Crowley che parte dal 1923 e arriva al 2023.
Sapendo che si tratta di un giallo investigativo, nelle prime diciamo abbastanza classico, però si può anticipare che persistono degli elementi fantastici. Come hai gestito il mescolare del genere del giallo investigativo con questi elementi?
È stata una scelta voluta.
Ho voluto dare alla base del romanzo la chiave d’accesso per entrare con un piedino e tanta dignità a testa alta nei canoni del giallo. Il romanzo all’inizio è proprio il più classico dei classici dei gialli, nelle sue prime pagine, c’è un presunto omicidio che viene scambiato per un suicidio. Il modo più classico per entrare nella testa del giallista non c’era.
Dopodiché, acquista tutta un’altra forma, un altro ritmo, un’altra direzione, cambia radicalmente, ma è un cambio naturale, non c’è nessun colpo di coda violento fino a un certo punto. Gli elementi del fantastico ci sono, diciamo che alcuni elementi che potrebbero essere riconducibili al mondo del fantastico non mancano, ma rimane il dubbio se siano reali o siano solo nella mente di uno dei protagonisti. L’elemento fantastico oggettivamente non c’è, però c’è l’illusione del fantastico, c’è mistero, ci sono tantissime domande.
Ma c’è un tema in particolare o un messaggio che avevi intenzione di trasmettere attraverso il romanzo?
Allora, questa è la domanda delle domande. Non c’è un messaggio profondo. Ho voluto dare due messaggi.
Il primo, non tutto ciò è come sembra alla prima apparenza. Nel senso, vai a fondo alle cose e non ti fermare alla prima apparenza. Il secondo che ho voluto dare è che la vita non finisce qua, c’è sempre una seconda possibilità.
Diciamo che i messaggi ideologici che ho voluto dare rispecchiano proprio la scuola thelemica di Crowley.
Sì, è abbastanza aderente al pensiero di Crowley, questo senza dubbio. Però Crowley ha anche fatto anche tante opere e lui stesso ha portato avanti un personaggio singolare che è quello di Simon Iff. Leggendo però il romanzo, con qualche pregiudizio, pensavo che in qualche modo ti fosse ispirato anche alla sua creatura. Invece ho notato che ne hai preso le distanze, il carattere del personaggio è molto differente.
Simon Iff è stato un tributo di Crowley a Edgar Allan Poe ed è stato uno sfregio che lui ha fatto in prima persona a Conan Doyle.
Simon Iff nasce in seno al post-Golden Dawn, perciò è il periodo in cui si è chiusa la storia dell’ordine ermetico dell’Alba Dorata. Tra di loro uno dei principi della Golden Dawn era l’amore per la grande letteratura, soprattutto l’amore per Edgar Allan Poe e soprattutto ancora di più l’amore per i delitti della Rue Morgue e Auguste Dupin. Il fatto è che Crowley contestava in modo fermissimo Conan Doyle, per il furto di August Dupin con Sherlock Holmes.
Simon Iff fu niente di più che la sua risposta a Sherlock Holmes, non fortunata come Sherlock Holmes, completamente diverso, però fu la sua risposta. Non fu fortunato per mille motivi, tra cui che Simon Iff è un misto tra un’investigazione e una serie di messaggi criptici esoterici. Oltre al fatto che Crowley, dopo la Golden Dawn, pagò a livello mediatico il potere, ma il potere vero, pagò la distruzione della Golden Dawn.
Crowley come scrittore era molto meglio di Doyle. Non è un caso che quando uscì la sua prima raccolta di poesie in Macchie Bianche in Germania fu giudicato il più grande poeta del 1900.
Raccolta strepitosa, rivista recentemente con la nuova edizione di Independent Legions. Tu hai partecipato sempre per i tipi di Independent Legions anche all’ultima edizione di Moonchild.
Ho seguito la pubblicazione, ho seguito l’illustrazione, ho partecipato ai consigli per la copertina. Ho portato il mio amico Carlo Dorofatti, che è il presidente dell’Accademia ICOS, che è thelemica come associazione, a fare la prefazione.
Io umilmente mi sono offerto per la postfazione. Tra tutte le mie pubblicazioni, se tu vuoi sapere, quella di cui vado più orgoglioso è la postfazione di Moonchild.
È come se avessi scritto la postfazione alla Divina Commedia, per me il parallelismo è quello. Per ciò che senti, per ciò che rappresenti, per gli studi che hai condotto in tanti anni, sono sicuro che per te è un motivo di vanto.
Una curiosità: ho riscontrato in Mr. Crowley un lessico legato alla dialettica siciliana molto fedele alla vera lingua parlata. Come hai lavorato per ottenere un risultato del genere?
Ci sono due logiche che tu devi tenere in conto. Primo, qualunque scrittore sia, esso giallista o non giallista, vuole provare a riproporre la Sicilia nella sua bellezza, e la “continentalizza”, lo stesso Camilleri tendeva comunque a renderla comprensibile a chi era del continente, e perciò quando tu leggi le storie, oltre a un accento che comunque ripercorre molto l’italiano, come cercavano di fare Franco e Ciccio, però anche la mentalità e l’ambientazione è sempre molto continentalizzata, non è la vera Sicilia. Io che ho fatto? Io sono sposato da svariati anni con una siciliana, ho i miei migliori amici siciliani, vado in Sicilia un anno sì e l’altro pure, sono circondato da siciliani e per di più amo da morire la Sicilia.
Considera che io sono stato svariate volte a Cefalù, proprio in virtù del romanzo, mi sono studiato ogni singola strada e me la sono studiata non guardando la topografia della città e basta, ma avendo come riferimento gli iscritti di Crowley sulla sua Cefalù.
Ok, quindi c’è un bellissimo lavoro di ricerca contestualizzata a quella che era la tua idea originale.
Allora ho fatto due più due, e per di più la mentalità del siciliano dell’epoca di un villaggio di pescatori era una mentalità molto bizantina e molto chiusa, ma anche il tempo era una mentalità molto disponibile e molto accogliente nei confronti dello straniero. Per quanto riguarda l’accento, mi sono fatto dare la mano da più di un autore, e grazie a loro sono riuscito ad utilizzare alcune lettere tipiche dei lemmi siculi (come la “J” per esempio) in modo perfetto, ripercorrendo l’accento preciso di quello che è l’accento palermitano. Cefalù parla palermitano fondamentalmente. Però, ho fatto una cosa semplice: ho eliminato tutti i riferimenti alla mentalità continentale.
Se non fossi siciliano lo comprenderei, le locuzioni che hai utilizzato le hai ben contestualizzate, al punto che un milanese o un romano, potrebbe comprendere benissimo quello che stai esprimendo in quel contesto, quindi sei stato molto abile, al netto delle armi segrete che hai utilizzato, ovvero le collaborazioni.
Se tu vedi, io le parti dialettali le ho lasciate in testo dialettale, non le ho volute cambiare.
Ho compreso che per te Crowley è un personaggio molto importante, molto significativo. Sembra che tu abbia voluto dedicargli un omaggio introspettivo. Come è nata l’idea di costruire un libro intorno a lui, pur trattandosi più o meno di fiction?
Allora, come hai detto tu giustamente, è più o meno di fiction, perché tolte alcune due o tre figure che sono fiction pura, che mi servivano in funzione della storia da narrare, il resto delle figure sono vere, i luoghi come sai sono veri e gran parte degli avvenimenti, inclusa la cacciata di Crowley da Cefalù, ma questa è storia, perciò possiamo pure dirla senza problemi, è vera.
La cacciata di Crowley da Cefalù nella realtà è per un altro motivo, io lo faccio fuggire, ma in realtà non si sanno esattamente i motivi, sono abbastanza generici. Sono stati sempre abbastanza generici, ma le fonti storiche riportano che a Crowley non venne mai dato un vero foglio di via, ma gli arrivò una personale richiesta di Benito Mussolini che esigette gentilmente di abbandonare il posto, poiché creava turbativa agli indigeni.
Il mio non è stato solo un tributo a Crowley, che poi non mi piace neanche definirlo un tributo a Crowley, è stato il mio un tributo al giallo italiano, al noir italiano, dimostrando che in Italia abbiamo tantissime storie vere sulle quali si può costruire una grande narrativa investigativa, si può anche costruire una grande fiction, senza ricorrere a quelli che io chiamo i suppellettili da cameriera… il classico libro da sotto l’ombrellone.
La figura di Crowley è ancora molto sentita in Sicilia, per assurdo addirittura a Cefalù viene negata, nel senso che lo chiamano… ù streguni, ù magu, a casa di chiddù sta dà.
Crowley è stato fondamentale dal punto di vista culturale, non solo in Sicilia ma nel mondo, ha influenzato tantissimi artisti da Andy Warhol ai Led Zeppelin, ai Beatles, è una figura sicuramente piena di mille sfaccettature, piena di mille punti che definiremo vagamente oscuri, era uno che amava giocare sul suo essere ambiguo, però sicuramente è una figura che culturalmente ha dato tanto. Degna quindi di restare in superficie o ancora di riemergere ancora nei prossimi giorni con un’opera di questo tipo.
Quali sono i tuoi prossimi lavori? Non ho potuto fare a meno di notare che sei al lavoro su Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello.
Uno dei miei più cari amici è Diego Fusaro, col quale scriviamo sullo stesso quotidiano, anzi su due testate collaboriamo insieme. Con una persona come Diego, quello che mi unisce è il livello intellettuale, gli approfondimenti, la possibilità di dialogo, tutta una serie di cose. Parlando con Diego un giorno gli ho detto che avevo appena finito di leggere Aldo Busi, il Decamerone. Aldo Busi riscrive il Decamerone.
Per me, Aldo Busi è uno dei più grandi scrittori italiani viventi. Aldo ha avuto un’idea geniale con il Decamerone, cioè modernizzare, riscrivere, rendere appetibile per i giovani, l’italiano volgare risulta ostico. Mi piacerebbe rifarlo con secondo me il più grande degli scrittori italiani estinti, appunto Luigi Pirandello con Sei personaggi in cerca di autore modificandone la linguistica.
Perché si tratta di un’opera piena di dramma, atmosfere dark, alla fine c’è addirittura un finale quasi da ghost story, è piena di mille paure ma anche di mille risate. Diego mi ha dato del pazzo, ma mi ha anche dato luce verde. Quindi non ho cambiato Pirandello, ma l’ho rivisto in chiave linguistica. Il libro sarà pubblicato da Arca Edizioni e conterrà anche una postfazione del premio Bram Stoker Award Alessandro Manzetti.
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