L’abisso di pietra – RECENSIONE

di Federico Rossi


Titolo: L’abisso di pietra
Autore: Tim Curran
Editore:  Independent Legions Publishing
Data di pubblicazione: 10 ottobre 2024
ISBN: 979-12-80713-77-3
Prezzo (Euro): 3,99 (ebook), 149 (flessibile)
N. Pagine: 87
Link per l’acquisto: Store Ufficiale

L’abisso di pietra è l’edizione italiana, curata dagli instancabili tipi di Independent Legions, della novella “The Underdwelling” di Tim Curran, un autore ben noto e amato dai fan del Bel Paese.

Un incubo claustrofobico nelle profondità della Terra

La storia ci introduce a Boyd, un minatore, figlio di minatori, che accetta un cambio di ruolo nella miniera di Hobart per poter sostenere l’allargamento della famiglia a causa del primo figlio in arrivo. Dopo un’introduzione al mondo delle miniere e soprattutto ai rapporti tra minatori, Curran inizia subito ad inserire un vago serpeggiare di inquietudine, una sorta di sesto senso che qualcosa quel giorno andrà male (scusa Boyd, ma noi lettori siamo qui proprio per questo).

Partiamo quindi con il protagonista nell’esplorare questa gigantesca miniera, iniziando a capire quanto sia claustrofobico e opprimente lavorare in queste condizioni, ma la vera discesa nell’incubo inizia quando, durante degli scavi nel livello più basso, la squadra di Boyd si imbatte in una vasta caverna sconosciuta, un mondo fossile preservato dal tempo.

L’autore gioca quindi su due temi classici della letteratura horror: la claustrofobia e la paura dell’ignoto, includendo atmosfere soffocanti, misteri preistorici, situazioni estremamente pericolose, ma al contempo estremamente magnifiche.

Le descrizioni della miniera sono molto realistiche e ci trasmettono la polvere, il sudore, il metallo, il minaccioso silenzio rotto solo dai minatori e dai macchinari, l’isolamento sotterraneo e lo sgocciolare dell’acqua. Insomma un posto dove non vorremmo mai trovarci in vita nostra. Quando poi i protagonisti entrano nella caverna, l’orrore claustrofobico lascia il passo ad un qualcosa di ancora più intenso, mostrando un panorama alieno, sconcertante, che trasuda morte e antichità.

La svolta attesa e quella inattesa

La struttura di questa novella procede secondo dei binari ormai consolidati, che l’appassionato horrorofilo ha già incontrato più volte sia in letteratura, sia nei film (come tutti quei monster movie degli anni ’80-’90). Sappiamo bene che in quella caverna c’è qualcosa in agguato, grazie anche alla stupenda copertina di Alessandro Amoruso, e che ben presto avremo litrate (si può dire litrate?) di sangue.

Dove Curran eccelle è lo svelare gradualmente la natura della minaccia, giocando con i suoni, le ombre e una crescente consapevolezza che ciò che bracca i personaggi va oltre ogni comprensione umana.

C’è un punto, nelle ultime pagine, dove inoltre si deraglia totalmente dai binari ipotetici menzionati prima, chiudendo la novella in maniera egregia.

La brevità del racconto è ideale per questo tipo di narrazione. Nonostante i personaggi poco approfonditi, essi incanalano efficacemente il terrore: il protagonista incarna la disperazione dell’uomo comune in situazioni anormali, mentre gli altri minatori veicolano diverse sfumature e reazioni davanti alla paura e all’ignoto.

Lo stile di Curran è diretto, non si preoccupa di mettere filtri alle scene più crude e disturbanti, la prosa è incalzante, rapida, così come la discesa nelle miniere e nell’orrore puro. C’è quindi infusa nel testo un’energia distintiva e un inequivocabile senso di disperazione tipico dell’autore.

COSA MI È PIACIUTO:
Tropi classici, ma usati bene
– Intrattiene ottimamente

Evidenti richiami ad Alien e Lovecraft
– Svolta inaspettata nel finale

COSA NON MI È PIACIUTO:
Ci mette davvero molto ad arrivare al clou
Personaggi appena abbozzati

VOTO: 4/5⭐⭐⭐⭐

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