Il Pescatore | RECENSIONE

di Federico Rossi

Titolo: Il Pescatore
Autore: John Langan
Editore: Zona 42
Data di pubblicazione: 21 febbraio 2024
ISBN: 979-1280868428
Prezzo (Euro): 18,9 (flessibile), 9,49 (ebook)
N. Pagine: 360
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“Il Pescatore” di John Langan (6 luglio 1969, USA) ha vinto meritatamente nel 2016 il prestigioso Bram Stoker Award come miglior romanzo e finalmente, grazie al lavoro di Zona 42 e di Luigi Musolino, curatore di questa nuova collana intitolata Caronte, possiamo godercelo anche in italiano.

Questa è un’opera che si insinua sotto la pelle con la sua narrazione coinvolgente e la sua atmosfera inquietante. Langan mescola abilmente elementi di orrore cosmico, folklore americano e fragilità umana per creare una storia che è al tempo stesso una riflessione profonda sull’amicizia, la perdita e l’inesorabile avanzare del destino.

La trama si svolge su due piani temporali. Ai giorni nostri segue due pescatori, Abe e Dan, che decidono di andare a pescare in un nuovo fiume, esplorando un’area remota e apparentemente tranquilla dello stato di New York. Tuttavia, quello che inizia come un semplice viaggio di pesca si trasforma rapidamente in un incubo quando i due uomini si imbattono in forze sinistre e misteriose che minacciano di divorare la loro sanità mentale e la loro stessa esistenza. E pensare che sono stati anche avvisati poiché durante una sosta lungo la strada, il cuoco della tavola calda dove si fermano gli racconta la leggenda del Pescatore, che si svolge proprio lungo il corso del fiume che vogliono raggiungere. COn questo aggancio inizia una novella di stampo lovecraftiano che spezza la narrazione principale, separando così il libro in un prima e un dopo, forse richiamando proprio il tema della perdita che hanno affrontato i due protagonisti. Questa leggenda è ambientata agli inizi del 1900 e contiene molti elementi di orrore e pessimismo cosmico che H.P. Lovecraft ci ha mostrato abilmente in passato.

Può una storia tormentarti? Possederti?

Langan costruisce l’atmosfera del romanzo con maestria, creando una sensazione di inquietudine e tensione che permea ogni pagina fin dall’inizio. La sua scrittura è descrittiva e coinvolgente, trasportando il lettore nella profondità delle foreste e dei fiumi della zona, mentre esplora temi più grandi legati alla fragilità dell’umanità di fronte alla vastità e all’oscurità dell’universo.

Ciò che rende “Il Pescatore” così potente è il modo in cui Langan intreccia abilmente la narrazione principale con le storie raccontate dai personaggi all’interno del romanzo. Queste storie all’apparenza separate si fondono insieme per creare un quadro più ampio e complesso della mitologia e della storia della regione, aggiungendo ulteriore profondità e significato alla storia principale.

I personaggi stessi sono ben sviluppati e complessi, con le loro paure, i loro desideri e i loro fallimenti che li rendono incredibilmente reali e tangibili. Da questo punto di vista Langan ricorda molto quei personaggi talmente vividi da bucare la pagina descritti dallo Stephen King di un tempo, e a conti fatti ne “Il Pescatore” risuona anche un’eco di quel capolavoro di “Pet Sematary”.

Questo è un romanzo straordinario che affascinerà e terrà svegli i lettori con la sua prosa avvincente e la sua storia intensamente evocativa. È una lettura indispensabile per gli amanti dell’horror e per chiunque cerchi una storia che affronti temi profondi e universali con una visione unica e potente.

COSA MI È PIACIUTO:
– Ricco di atmosfera e folklore
– Lettura “immersiva”
– Esplorazione della fragilità umana
– Mostri marini


COSA NON MI È PIACIUTO:
Il finale non mi ha convinto al 100%

VOTO: 5/5⭐⭐⭐⭐⭐